Convegno per il venticinquennale della rivista Notariato

VENTICINQUE ANNI DI Notariato PER IL NOTAIO DEL FUTURO

Roma, Sala delle Colonne, Università LUISS Guido Carli e in diretta streaming su piattaforma e-learning, 02 Dicembre 2021

Presentazione

Il punto di snodo tra il "notaio del passato” e il "notaio del futuro” è certamente segnato dall’irruzione nella società del nostro tempo della tecnologia applicata alle professioni.
Per il Notariato si tratta di un rapporto che è al tempo stesso una sfida che, in una fase storica caratterizzata dalla sempre più massiccia presenza nelle attività professionali di macchine capaci di elaborare, documentare e memorizzare atti e documenti, deve essere affrontata non solo dai tecnici, ma anche dai giuristi, dai sociologi e dai filosofi, se vogliamo dare una risposta credibile all’interrogativo sul futuro dell’attività ermeneutica e argomentativa dei notai nell’esercizio della funzione pubblica. L’intelligenza artificiale è destinata comunque ad avere un impatto epocale sulle modalità di esercizio di tutte le professioni legali, con la conseguenza che gli atti in cui si estrinsecano dovranno essere possibili in modalità digitale e a distanza, con piattaforme affidate ai massimi Organi di Categoria, che offrano le migliori garanzie in termini di accessibilità, fruizione, sicurezza e conservazione dei dati.
Ne è un esempio lampante la recentissima normativa in materia di srl on line, che – in sede di approvazione della legge attuativa della Direttiva Comunitaria - ha recepito in pieno la proposta di regolamento presentata dal Consiglio nazionale del Notariato, ivi compresa l’uso obbligatorio della piattaforma elaborata e governata dal CNN.
Cambierà sicuramente il modo di lavorare e scompariranno molte occupazioni, ma il rischio grave non è soltanto la perdita di posti di lavoro, ma il prezzo molto alto che pagheremo se le macchine saranno programmate non solo per compiere operazioni automatiche, ma anche per ragionare, prendere decisioni e risolvere problemi, con la conseguente, drastica riduzione del grado di "umanità” presente nella nostra società, e una minaccia grave alla centralità dell’individuo.
Che fare per evitarlo? Costruire una società capace di integrare l’economia digitale con quella sociale, promuovendo un progresso tecnologico che metta comunque al centro l’umanità e le sue interazioni. Salvaguardare il contributo umano, infatti, non significa rifiutare i vantaggi che le macchine sono in grado di dare alla nostra vita, ma significa salvare ciò che c’è di umano nell’uomo: l’autonomia delle scelte emozionali.
Quale macchina potrà mai sostituire quell’assistenza e quel consiglio vibranti di umanità, che il notaio offre al cliente quando, ad esempio, lo assiste nella redazione di un testamento, atto supremo della volontà dell’uomo per il "dopo di lui…”?
Il genio dell’uomo sarà pure incapace di elaborare milioni di dati in un nanosecondo, ma è anche ciò che consente al magistrato di individuare una soluzione innovativa rispetto alla giurisprudenza consolidata; al notaio di ponderare le esigenze rappresentate dalle parti stipulando un atto secundum legem, ma anche "diverso” dagli schemi tradizionali; all’avvocato di scovare l’argomento persuasivo che convinca la Corte a riconoscere tutela ad un interesse prima non ritenuto meritevole. E ciò spesso "inventando” il diritto, secondo un’espressione cara a Paolo GROSSI.
La vorticosa evoluzione dell’intelligenza artificiale rende complicato prevedere come influirà sull’attività delle professioni legali e sull’esercizio della funzione pubblica, ma quel che è certo è che pur disponendo delle più sofisticate nuove tecnologie, non dovremo mai perdere di vista l’obiettivo finale della tutela della sicurezza e delle garanzie del diritto, cui concorre il notaio con un compito che si rivelerà sempre più insostituibile.